Malgrado il boicottaggio subito, i Giochi moscoviti non delusero le aspettative mettendo in luce grandi atleti e imponenti impianti sportivi. Per Mondo, giunta alla sua seconda Olimpiade, fu l’occasione di mostrare le potenzialità dei suoi prodotti anche in impianti sportivi non dedicati all’atletica leggera.
Le Olimpiadi di Mosca, oltre che per i risultati sportivi, sono ricordate per il ruolo avuto dalla politica internazionale. La decisone degli Stati Uniti, e di altri 60 Paesi, di non partecipare ai Giochi, in risposta all’invasione dell’Afghanistan da parte dell’esercito sovietico iniziata la vigilia di Natale del 1979, portò il numero di Paesi partecipanti a 80, il più basso dall’edizione del 1956. È da sottolineare il fatto che non tutti gli alleati degli Stati Uniti aderirono al boicottaggio; l’Italia, per esempio, pur facendo parte della NATO, partecipò sfilando sotto la bandiera olimpica al posto di quella nazionale, una scelta condivisa da altri quindici Paesi del cosiddetto “blocco occidentale”. Alcuni atleti di nazioni aderenti al boicottaggio, invece, parteciparono singolarmente.
Il ruolo della politica fu evidente anche nell’organizzazione delle Olimpiadi, dove l’intervento dello stato fu massiccio. I Giochi furono l’occasione per l’URSS di mostrare le proprie capacità organizzative e l’impegno che il paese aveva da sempre nell’incoraggiare la pratica dell’educazione fisica e dello sport, come scritto nella costituzione dell’Unione Sovietica. La presenza dello stato fu determinante, a partire dal finanziamento dei Giochi. Le spese per la preparazione delle Olimpiadi, infatti, entrarono a far parte di quelle previste nel piano statale quinquennale di sviluppo economico previsto per il periodo 1976-1980. Il piano comprendeva non solo la costruzione e il rinnovamento degli impianti sportivi, ma anche le infrastrutture da realizzare a Mosca: case, uffici, hotel, trasporti, nuove attrezzature per le comunicazioni, e altre.
L’obiettivo del governo sovietico fu quello di migliorare le strutture sportive già esistenti e di crearne di nuove, con l’impegno che tornassero utili alla popolazione una volta finite le Olimpiadi. Oltre che per la pratica dell’attività fisica, i nuovi impianti sarebbero serviti per ospitare eventi pubblici e d’intrattenimento. Alla fine del 1975 fu organizzato un concorso, al quale parteciparono 500 tra architetti e ingegneri, il cui scopo fu quello di ottenere suggerimenti, dal punto di vista architettonico e ingegneristico, che sarebbero serviti come base per i progetti olimpici. Le strutture proposte dovevano essere allo stesso tempo moderne ed economiche da realizzare. Importante si rivelò anche l’esperienza degli organizzatori delle passate edizioni. Osservatori del Comitato Olimpico di Mosca 1980, infatti, avevano partecipato alla preparazione dei Giochi di Monaco 1972 e di Montreal 1976. In totale furono impiegate venticinque strutture per le competizioni, dodici delle quali completamente nuove e tredici rinnovate. Quarantanove furono quelle selezionate per ospitare l’allenamento delle squadre nazionali.
Lo Stadio Centrale Lenin (l’attuale Complesso Olimpico Luzniki) fu il centro dei Giochi di Mosca. Costruito nel 1956 in occasione delle finali delle prime Spartachiadi estive organizzate dall’URSS, nel corso degli anni ha ospitato molte competizioni nazionali e internazionali di vari sport. In occasione delle Olimpiadi, la struttura venne rinnovata e modificata seguendo le raccomandazioni e le istruzioni del Comitato Olimpico Internazionale. Il complesso comprendeva la Grande Arena, la Piccola Arena, una piscina e un palazzetto dello sport. La Grande Arena, in particolare, fu lo stadio che durante i Giochi, ospitò le cerimonie di apertura e di chiusura, le competizioni di atletica leggera, le finali del torneo di calcio e le gare di equitazione di salto degli ostacoli individuale. La struttura, che oggi si chiama Stadio Luzniki, durante le Olimpiadi aveva una capacità di 100.000 persone. Il suo rinnovamento portò tra l’altro alla costruzione del braciere olimpico in cima alla gradinata est, l’installazione di due tabelloni sulle gradinate nord e sud, l’innalzamento di quattro torri alte 86 metri per l’illuminazione dell’arena.
Le Olimpiadi di Mosca furono l’occasione per Mondo di fare il suo ingresso ufficiale all’interno delle piscine olimpioniche. L’azienda di Gallo d’Alba si occupò, infatti, della realizzazione e della posa dei rivestimenti delle piattaforme utilizzate dai tuffatori all’interno della piscina olimpionica. Per l’occasione fu utilizzata la soluzione Sportflex Super X, ritenuta ideale per le sue caratteristiche, in particolare per l’alta resistenza e la capacità di assicurare un ottimo grip anche se bagnata. Il successo dell’esperienza moscovita aprì definitivamente le porte delle piscine olimpioniche a Mondo: lo Sportflex Super X, infatti, venne utilizzato a Seoul 1988, Barcellona 1992, Atlanta 1996, Sydney 2000 e Atene 2004. Più recentemente, ai Mondiali di Roma del 2009, dopo un’analisi effettuata da Giampaolo Gola (Sport Division di Mondo) e Klaus Dibiasi (vincitore di cinque medaglie olimpiche) per valutarne la fattibilità, si è deciso di installare lo Sportflex Super X sulla piattaforma dei tuffi: circa 60 mq di colore rosso, in modo tale da aumentare il contrasto con l’acqua. È da sottolineare come l’installazione richieda una particolare attenzione, se si considera che la posa viene effettuata su piattaforme a 10 metri di altezza, nella maggior parte dei casi quando la piscina è vuota. Un altro “curioso” utilizzo di Mondo Sportflex Super X durante Mosca 1980 si ebbe all’interno del velodromo, della dove la superficie venne posata sulla corsia interna (quella dove i ciclisti vanno piano in attesa di iniziare la gara) della pista realizzata con legno di larici siberiani.